Gli ultras che strumentalizzano Draghi non aiutano il governo

Il Direttore definisce in particolare la reazione di Provenzano un’isteria — pensavamo e speravamo che questi termini fossero ormai desueti, ma tant’è. Cerasa poi caratterizza i bersagli del suo umorismo come “neo-borbonici”; appellativo che non solo non significa nulla, ma che diretto a due persone del Sud (da parte di una persona del Sud) sanno tanto di insulto, peraltro stantio. E infine, la condanna definitiva: i Provenzano e i Viesti stanno consegnando Draghi ai Borghi e Bagnai.

In un afflato bipartisan, Cerasa spende parole di critica anche per studiosi di un altro orientamento, che definisce rigorista, cioè coloro che si preoccupano per la tenuta dei conti pubblici e la capacità dell’Italia di rientrare dalle spese del PNRR — la maggior parte delle quali sono in debito e non a fondo perduto. In questo caso, però, non solo i “rigoristi” sono definiti “amici”, ma non ci sono attacchi personali e non ci sono nomi e cognomi a cui poi affibbiare appellativi che finiscono per definire più chi li dà che chi li riceve.

Questi due “schieramenti” sarebbero, secondo il Direttore, entrambi disorientati dalla fondamentale qualità del governo (e dello stile) Draghi, definito con una parola oggi magica: il Pragmatismo. Che, tradotto, significa evitare concessioni alla sinistra, per natura anti-crescita e anti-impresa, ma allo stesso tempo non stringere la cinghia, e anzi spendere, e spendere per cose che sono di “sinistra”, come la transizione ecologica.

Dello stile dell’articolo abbiamo già detto. Passiamo al merito.

L’accusa alla sinistra di consegnare il paese all’estrema destra ha lo stesso odore sgradevole di simili accuse del passato. Il pensiero va subito alle responsabilità date alle proteste operaie e contadine, appoggiate dal Partito Socialista e dal Partito Comunista, per l’avvento del fascismo. Ovviamente senza menzionare i tanti “liberali” e “moderati” che, pur di non avere niente a che fare con i pezzenti, si sono affidati al Duce. Insomma le destre (legitimamente) si uniscono, e la colpa è della sinistra.

Attribuire poi la maggiore propensione alla spesa pubblica invece che al rigore a una scelta esplicita e caratterizzante di questo governo equivale a ignorare completamente cosa e’ successo in Europa nel mondo negli ultimi quindici mesi. Sono arrivati in Italia oltre 200 miliardi di euro; sono arrivati per essere spesi, e le aree di spesa, tra cui per esempio la transizione ecologica, erano un vincolo per ottenere le risorse, non una scelta caratterizzante del Governo Draghi.

Diffondere la narrazione che l’avvento del governo Draghi ha stravolto il panorama politico in Italia non ha alcun riscontro nei fatti. Lega e Fratelli d’Italia, per esempio, continuano a ispirarsi a Putin, Orban e a partiti come Vox. Forza italia è da tempo in declino e in difficoltà a definire il suo ruolo nel panorama politico. PD e Movimento 5 Stelle avevano cominciato il loro avvicinamento ben prima che si insediasse questo Governo. Le minoranze di centro tali erano e tali sono. Niente di nuovo, davvero.

E torniamo, infine, alla parola magica — il Pragmatismo. Basta con le ideologie, la destra e la sinistra, le diverse visioni del mondo e priorità sociali, culturali ed economiche. Il Governo Draghi avrebbe sostituito questo vecchiume con le politiche che servono e fanno bene al Paese. C’è un senso di “fine della storia” a cui nemmeno il coniatore dell’espressione, Fukuyama, crede ormai più. Si percepisce l’idea che esiste un solo modo corretto di fare politica, che guarda caso è il proprio, mentre tutti gli altri sono o ignoranti, o in malafede. E solitamente il pragmatismo è visto come virtù di pochi eletti, anzi anche meglio se non eletti, perchè del popolo non ci si può fidare, ci vogliono i migliori e i competenti. A patto che i migliori e i competenti la pensino allo stesso modo del commentatore di turno — e pazienza se alla fine non sono sempre i migliori o i più competenti, ci si accontenta, perché comunque sono pragmatici.

In niente di quanto detto finora c’è una critica o tanto meno un’avversione al Presidente Draghi e al suo Governo. Per l’Italia e’ stata una fortuna che, nel momento di una crisi politica in mezzo a una pandemia, una persona come Draghi abbia accettato di dare un contributo, e che, per i motivi più vari, i partiti non abbiano dato il peggio di se’. L’impatto in termini reputazionali, specialmente in ambito internazionale, è innegabile e dovrebbe renderci orgogliosi.

In realta’, non c’è nemmeno una critica specifica per Cerasa. C’è piuttosto un fastidio per una classe di giornalisti, intellettuali e varia “classe dirigente” che cerca di sfruttare Draghi e il suo governo per una propaganda di bassa lega, secondo la regola che, se falsità di comodo vengono ripetute abbastanza, alla fine diventano verità. E la preoccupazione di vedere organi di informazione formalmente liberi che si sono auto trasformati in un incrocio fra organi di partito e agenzie pubblicitarie, pronte a strumentalizzare tutto pur di tenere lontana qualsiasi forma di sinistra politica e sociale dal potere. Spesso, paradossalmente, i promotori di questo approccio auto definiscono la loro proposta come di sinistra — il liberismo è di sinistra, la concorrenza è di sinistra, abbassare le tasse è di sinistra, e così via. Perché questa ritrosia a schierarsi a destra, quasi a vergognarsi dei più naturali compagni di viaggio, fino a dire che il Governo Draghi li sta trasformando in moderati e, complimenti dei complimenti, “riformisti”, quando invece non è cambiato nulla?

E tutto sommato non è detto che questo astio verso una larga parte del paese, un astio spocchioso di chi è per natura dalla parte della ragione, come metodo per sostenere e “appropriarsi” del Governo Draghi faccia bene al governo stesso e al suo obiettivo di tenere insieme il Paese in questi mesi difficili. I primi a imbarazzarsi di un tifo aggressivo sono spesso proprio i destinatari di tanta adorazione.

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